Per quanto ci sforziamo di essere attenti a quello che ci circonda, ignoriamo l’esistenza di altri mondi e di altre vite, una volta “normali”, come le nostre; di colpo con qualcosa in comune. Di colpo, e non tutte insieme.
Sappiamo che la vita può farci sentire soli in un battito; non crediamo succederà mai a noi, ma lo sappiamo. Momenti, lunghi un giorno o una vita, in cui c’è chi ha bisogno di qualcuno che capisca senza chiedere e c’è chi sa spiegare che nell’imprevedibilità della vita non c’è un senso, ma neanche il vuoto.
Lo sa fare perché al dolore ci è passato proprio in mezzo; ha lottato, accettato e lottato lo stesso. Enrica lo racconta mentre mi spiega come e perché è nata CasaOz.
Come le persone di cui ora si prende cura, anche lei si è dovuta misurare con la sofferenza davanti alla malattia di un figlio.
Ha conosciuto la frustrazione dell’impotenza e sa quanta forza sia richiesta, tutti i giorni, ad ogni fibra del corpo, per continuare ad andare avanti, “normalmente”.
Ci sono bambini costretti a vivere in ospedale per mesi e accanto a loro madri e padri che hanno perso i punti di riferimento, lontani da casa e dalla vita di prima. Ci sono patologie che guariscono, altre che ci seguono; ci sono sindromi che ci sono, ma di malato non sembrano avere nulla, e altre che incidono profondamente l’esistenza.
Di fronte a questo, la differenza si nasconde dietro una mano sulla spalla, una risata, un letto dove riposare e un bagno dove lavarsi; nel calore di una quotidianità che ha il volto della comprensione.
Quando per Enrica e la sua bambina tutto è andato bene, ha voluto ricambiare la vita regalando altro bene. Attorno a lei è nata una famiglia di collaboratori e volontari, di coppie o di genitori soli, di uomini e donne, dei loro figli.
Mentre Enrica racconta, nel mondo di Oz ci siamo immersi, ma questa volta siamo ai Magazzini: un locale in centro a Torino dove mangiare, fare un aperitivo, prendere una tazza di caffè.
La conduzione è familiare perché al bancone del bar, in cucina e ai tavoli lavorano i “ragazzi di Oz”, ospiti o amici della Casa, che Enrica ha visto crescere. Sono molto giovani, ma grandi abbastanza per bagnarsi nel mondo e confrontarsi con il lavoro; lasciano trapelare una tenera serietà mentre portano il caffè al tavolo o servono un piatto.
I MagazziniOz sono l’occasione per garantire loro un futuro, per far conoscere il progetto e per far sì che continui; rappresentano la sintesi di visioni spesso “bianche o nere”, come quelle tra profit e sociale, senza lucro e, nella leggera quotidianità di un bistrot in centro, fanno incontrare vite diverse, destini condivisi ed esperienze lontane.
Nella favola di Dorothy sono tutti alla ricerca di qualcosa. Nel “mondo di Oz” reale, non conta quello che manca, quanto piuttosto quello che si ha: non coincide sempre con la felicità, ma si riflette di sicuro nell’amore e nella gioia per la vita.